Alle istituzioni si chiede di dare una ‘giusta’ sepoltura ai 15 migranti morti in mare arrivati con lo sbarco del 15 giugno al porto di Palermo. Le salme sono ferme ancora al cimitero dei Rotoli
Una giusta sepoltura, ‘degna’, come tutti i cittadini palermitani che consenta di riconoscere una presenza identificativa dei 15 migranti morti in mare arrivati con lo sbarco del 15 giugno al porto di Palermo. È questo quello che si chiede con forza nel documento, sostenuto da Caritas e altre dieci associazioni.
“Questa realtà di morte ha evidenziato – oltre alle difficoltà nel dare una vera accoglienza – anche la negligenza istituzionale nel dare una sepoltura degna – si legge nel documento -. È’ quanto avviene al cimitero Rotoli di Palermo, dove le fosse in cui sono stati inumati/e 15 migranti sono nell’abbandono più totale, senza nessun segno che consenta di riconoscere la presenza di sepolture. Sappiamo molto bene che non è facile il riconoscimento dei corpi dei migranti morti in mare per la mancanza di indizi sufficienti. Ma l’abbandono totale nel quale versano le fosse dove queste persone sono state inumate è il segno tangibile di un degrado umano e sociale che va oltre ogni limite di civiltà”.
In particolare, alle istituzioni si chiede “il recupero di qualsiasi informazione utile per identificare i corpi; la determinazione legale della causa della morte; la preparazione del corpo per la sepoltura o cremazione; la dignità del luogo dove i corpi vengono inumati”.
L’appello è rivolto anche a tutta la cittadinanza per “superare la rassegnazione, come primo passo per combattere questo stato di cose; riaffermare sempre più ‘l’importanza di non perdere il senso della responsabilità fraterna di fronte alla globalizzazione dell’indifferenza’ (Papa Francesco, Lampedusa, luglio 2013)”.
Secondo quanto sostengono nel documento le associazioni “questa sorte tocca non solo ai migranti ma a tutte le fasce sociali più deboli presenti in città – riporta ancora il documento -. Emerge tutta la violenza di un processo che riesce a negare l’esistenza degli ‘altri’ anche in seguito alla loro morte, ultima tappa della vita. Vogliamo dare visibilità a una realtà nascosta alla quale i mezzi di informazione danno poca risonanza e che, di conseguenza, è poco conosciuta da gran parte della cittadinanza”.
Al documento hanno aderito la Caritas diocesana, i Laici comboniani di Palermo, la Comunità dei valdesi, l’Osservatorio contro le discriminazioni razziali “Noureddine Adnane”, Borderline Sicilia onlus, Forum antirazzista Palermo, Idea Rom, La danza delle ombre, l’associazione Santa Chiara, Cobas antirazzista e il Coordinamento antitratta.
Il “Nuovo regolamento dei servizi cimiteriali di Palermo”, all’articolo 133, comma 1, stabilisce che: “Ogni fossa dei campi d’inumazione deve essere contraddistinta da un cippo costituito da materiale resistente all’azione disgregatrice degli agenti atmosferici e recante un numero progressivo” e al comma 2: “Sul cippo dovrà essere applicata una targhetta di materiale inalterabile con indicazione del nome, del cognome e delle date di nascita e di morte del defunto”.
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