In occasione del Giovedì Santo, a partire dalle 20.30, nella chiesa del Santo Curato d’Ars S. Giovanni Maria Vianney, un momento di condivisione in cui le storie dei partecipanti si intrecceranno, raccontandosi e confrontandosi.
Immigrazione, incontro e speranza: è dall’intreccio di questi tre temi che nasce la manifestazione interculturale, che si svolgerà Giovedì Santo, a partire dalle 20.30, nel salone della chiesa del Santo curato d’Ars S. Giovanni Maria Vianney a Falsomiele.
Organizzato dalla Caritas diocesana di Palermo e dalla Comunità di laici comboniani, sarà un momento di condivisione interculturale, dove le storie di migranti e palermitani si intrecceranno tra loro raccontandosi e confrontandosi. A partecipare alla celebrazione saranno alcuni migranti ospitati all’interno della canonica di padre Sergio Mattaliano, direttore della Caritas, altri rifugiati ospiti degli Sprar, operatori italiani impegnati nel sociale e semplici cittadini.
I partecipanti saranno dunque organizzati in piccoli gruppi, detti cenacoli, dove ciascuno di loro si racconterà a partire da un oggetto o da un segno significativo che lo rappresenti. Dal confronto delle storie di ogni gruppo si farà emergere una parola unificante. Successivamente, tutte le parole unificanti di ogni gruppo verranno lette in un momento celebrativo di gruppo.
L’incontro si concluderà con la valorizzazione delle storie personali che verranno rappresentate da dei nastri colorati che si intrecceranno simbolicamente
In un momento commemorativo verranno ricordati anche i tanti migranti morti in mare. La serata si concluderà con una cena interculturale.
“Al di là dell’evento in sé – spiega uno dei promotori dell’iniziativa, il comboniano padre Domenico Guarino -, che volutamente si svolgerà il Giovedì Santo, l’intenzione è quella di vedere se ci saranno le premesse per dare corso in seguito ad un laboratorio interculturale. Quello di giovedì vuole essere un momento di interazione che celebra la vita di ciascuno di noi che cammina. Cammina nel rispetto reciproco di ognuno con la sua particolarità e senza la massificazione che oggi vorrebbe imporci la nostra società.
“Sarà un momento di interazione profonda – sottolinea don Sergio Mattaliano, parroco della chiesa e direttore della Caritas di Palermo – molto fluido caratterizzato dalla massima spontaneità. Il desiderio è quello di aprire spazi d’incontro in cui ognuno può valorizzare la storia dell’altro e una parte della propria storia a partire da alcuni segni e oggetti significativi. Oggi occorre, sicuramente sperimentare nuove forme di relazione in cui ci dobbiamo raccontare di più senza appiattirci ma valorizzandoci e arricchendoci più in profondità”.