

Si è svolto a Palermo presso l’ Aula Magna della Facoltà Teologica di Sicilia il seminario “Processi di Inclusione Sociale e di Comunità in Salute Mentale – Presentazione di un Metodo”. E’ stato un’importante occasione per presentare e condividere un Approccio Integrato di Cura e di Promozione Umana realizzato dalla nostra Caritas di Palermo e dal Dipartimento di Salute Mentale.
Un metodo basato sulla presa in carico comunitaria delle persone portatrici di una sofferenza mentale.
Quando la fitta coltre dello stigma e del pregiudizio si dirada, la fresca brezza della condivisione si fa spazio nei cuori e la persona appare com’è, con le sue risorse, le sue competenze e qualità…
È stato il punto di partenza di un metodo condiviso per promuovere processi di inclusione sociale di persone che soffrono un disagio mentale. Un metodo che non parte da protocolli di intesa, scevro e libero da condizionamenti, con il solo desiderio di sperimentare un approccio in cui la comunità e le relazioni possono avere un potere “sanificante”. Condividiamo un sogno, occuparci di salute mentale non solo come integrazione del paziente nella società ma come comunione di comunità. La sfida del nostro tempo, sottolinea l’Arcivescovo don Corrado Lorefice, non è l’integrazione ma la comunione, l’incontro autentico con l’altro che è il volto dell’altro me stesso. Il Percorso presentato è stato il frutto del progetto “Educativa-mente”, finanziato con l’8Xmille della Chiesa Cattolica, e lungo due anni e mezzo, ha visto il coinvolgimento dei Centri San Carlo e Santa Rosalia, del Centro Agape, di alcune comunità parrocchiali (parrocchia di Gesù Maria e Giuseppe, Del Perpetuo Soccorso, Santa Chiara D’Assisi, i Missionari Servi dei Poveri, Caritas Cittadina di Bagheria) e di tanti volontari, adeguatamente formati, che hanno accolto i pazienti a loro affidati, principalmente creando relazioni, facendoli sentire parte di loro e accompagnandoli, come tutor, nello svolgimento del compito, per ciascuno diverso (biblioteca, mensa, cucina, segreteria, caricamento dati…). Sono stati capaci di “stare accanto”, con la freschezza di chi non si lascia imbrigliare dalla rappresentazione sociale della malattia mentale, di promuovere autonomia e autorealizzazione. I pazienti coinvolti nel progetto, affetti da patologie medio-gravi e diversi anni di malattia, si sono messi in gioco, hanno affrontato e superato sentimenti di solitudine, bassa autostima, debolezza, stress, scoprendo attitudini e capacità nascoste, vivendo l’esperienza di sentirsi ed “essere utili e preziosi agli altri”.