

Integrazione al reddito pere fronteggiare la povertà assoluta che in Sicilia interessa più di 250 mila famiglie. E’ questa la proposta di legge regionale d’iniziativa popolare, ai sensi dell’art. 12 dello Statuto siciliano, che è stata presentata dall’osservatorio sui fondi europei del Centro Studi Pio La Torre.
La proposta, elaborata dall’osservatorio Pio La Torre, ha già raccolto l’adesione trasversale e la partecipazione di esponenti del mondo cattolico (comunità S. Egidio siciliane), delle caritas siciliane, dell’Anci Sicilia, delle forze sindacali, del Forum Terzo settore, della Confindustria e di Libera.
La proposta di legge popolare deve essere sottoscritta da almeno 10 mila persone.
“Tutto ciò che può contribuire a fare uscire fuori le famiglie siciliane dalla morsa dei debiti e delle povertà – dice il direttore della Caritas Palermo p. Sergio Mattaliano – è importante in chiave umana e cristiana. Questo modello potrà avere la sua valenza se si inserisce in un percorso di aiuto e di sostegno pieno di tutta la persona che, oltre ad avere bisogno di mangiare e di dormire, deve essere messo in condizione prima di tutto di avere un lavoro. C’è oggi una grandissima fascia di persone che hanno perso il lavoro e devono essere aiutate a riavere la loro dignità a partire da un progetto di inclusione lavorativa e partecipativa che prenda in carico anche tutta la famiglia”.
“Credo che l’aspetto più significativo della proposta sia quello di capire che nel bisogno del povero c’è una convergenza totale di interessi e di attenzioni – afferma il vescovo Domenico Mogavero di Mazara del Vallo delegato Cesi delle Caritas siciliane – che ci uniscono andando al di là delle appartenenze e delle singole idiologie. Il povero deve essere aiutato non con un semplice sussidio ma nella prospettiva reale di tiralo fuori dalla sua condizione di solitudine e di emarginazione per reincluderlo in una realtà nella quale lui ha ancora tanto da dare e da ricevere nel rispetto della dignità e dei suoi diritti. Non è quindi un integrazione al reddito di tipo assistenziale ma un sostegno economico inserito in un percorso inclusivo di autonomia della persona. Non si tratta in questo senso di elemosina caritatevole ma di un contributo inserito in un sistema che garantisca una maggiore giustizia sociale”.
“Questa proposta prende come riferimento la soglia di povertà assoluta, cioè la ‘spesa mensile minima necessaria per acquisire il paniere di beni e servizi considerati essenziali. Si punta pertanto a fornire alle famiglie povere la differenza tra l’insufficiente reddito di cui esse dispongono e la detta soglia di povertà assoluta – si legge nella relazione che accompagna il disegno di legge -. Rendere i cittadini meno dipendenti dalla morsa del bisogno e farlo riconoscendo loro un diritto pieno all’integrazione al reddito, rappresenta un passo avanti decisivo se si vuole contrastare il voto di scambio politico-mafioso, nonché quello clientelare”.